In questi giorni si stanno compilando le dichiarazioni IVA2023 relative all’anno 2022, che dovranno essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate entro il 2 maggio (il 30 aprile cade di domenica). Per molte aziende la dichiarazione potrà chiudere con un credito IVA e si dovrà quindi decidere come sfruttarlo al meglio. Le alternative possibili sono:
1) utilizzo in diminuzione di eventuali futuri debiti IVA derivanti dalle liquidazioni periodiche mensili o trimestrali del 2023;
2) utilizzo in compensazione nel modello F24 per pagare imposte o contributi;
3) richiesto a rimborso.
Dette alternative possono coesistere, nel senso che il credito può essere, ad esempio, in parte richiesto a rimborso e in parte destinato alla compensazione.
Per la compensazione si ricorda che, per importi superiori a € 5.000 annui, è necessario che la dichiarazione IVA sia presentata con il visto di conformità rilasciato da un soggetto abilitato.
Per poter richiedere il rimborso del credito IVA, è necessario che sia presente almeno uno dei seguenti requisiti:
a) aliquota media delle vendite maggiorata del 10% inferiore all’aliquota media degli acquisti
b) acquisti di beni ammortizzabili
c) operazioni non imponibili effettuate superiori al 25% del totale
d) cessazione dell’attività
e) nell’ultimo triennio, avere maturato ogni anno un credito IVA.
Per i rimborsi di importo oltre € 30.000 è necessario aver prestato una specifica garanzia a favore dell’Amministrazione Finanziaria, per la durata di 3 anni, o presentare la dichiarazione IVA munita del visto di conformità. Coloro che esercitano l’attività da meno di 2 anni sono considerati “a rischio” e devono prestare l’apposita garanzia, non potendo avvalersi del visto.
Nel caso in cui l’impresa abbia ricevuto provvedimenti con cui vengono accertate maggiori imposte o atti di irrogazione di sanzioni, il pagamento del credito Iva può essere sospeso e, quando detti provvedimenti diventano definitivi, l’Agenzia delle Entrate dispone la compensazione dei debiti con il credito IVA.