Un milione e mezzo di megawattora prodotti ogni anno da 130 impianti di biogas, 1500 impianti fotovoltaici e numerosi impianti di combustione di biomasse. Sono i numeri delle agroenergie in Veneto, che pongono la regione ai primi posti nella classifica in Italia, dove negli ultimi anni il settore delle rinnovabili ha fatto passi da gigante nella produzione di energia elettrica, creando migliaia di posti di lavoro. Uno sviluppo che ora rischia di essere bloccato da vincoli normativi, pressione fiscale, burocrazia e leggi, come il cosiddetto decreto “spalmaincentivi”, che hanno cambiato le regole già concordate dei regimi di sostegno.
Sulla situazione attuale e sulle prospettive di sviluppo del settore agroenergetico farà il punto il convegno “Diamo un futuro alle Agroenergie in Veneto – Quale sviluppo per il fotovoltaico e il biogas nelle aziende agricole?”, che si svolgerà lunedì 22 febbraio nella sede di Confagricoltura Padova in via Strada Battaglia 71/C ad Albignasego.
Molti gli interrogativi che verranno lanciati dai relatori. Fotovoltaico e impianti di biogas e di combustione potranno ancora svilupparsi all’interno delle aziende agricole? L’obiettivo sancito dalla Conferenza del clima di Parigi dello scorso dicembre, che ha fissato nel 40 per cento l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030, comprenderà anche la produzione di energia da biomasse agricole? Quali orientamenti e quali scelte si apprestano ad assumere il Governo e la Regione? Ma si parlerà anche delle tante opportunità che offrono le agroenergie del futuro, come la possibilità di sfruttare più sottoprodotti: liquami, sfalci di strade e argini, scarti dei mercati ortofrutticoli e dell’industria di trasformazione.
Oltre a capire come evolverà il futuro della produzione di energie rinnovabili da parte delle imprese agricole, faremo il punto sui temi e sui problemi che oggi interessano gli impianti di fotovoltaico e di biogas – spiega Giovanni Musini, presidente della Sezione Agroenergie di Confagricoltura Veneto -. Il settore è partito nel decennio scorso con grandi speranze e investimenti dei nostri agricoltori veneti, che con l’opportunità delle agroenergie sono riusciti a creare una nuova produzione all’interno di aziende che cominciavano ad essere segnate dalla crisi. Vedi le aziende zootecniche e del mais. Oggi, a causa di una regolamentazione confusa e dei costi di gestione e manutenzione in impennata, si rischia di far naufragare un intero sistema importante per l’agricoltura, l’ambiente e la riduzione delle emissioni. Alcuni produttori hanno ritenuto già di chiudere l’impianto piuttosto che trovarsi in futuro milioni di debiti da pagare”.
Il programma del convegno, che inizierà alle 10.30, prevede l’introduzione di Giovanni Musini, seguita dalla panoramica di Roberta Papili, di Confagricoltura, sull’aggiornamento normativo e sulle incentivazioni. Quindi Donato Rotundo, di Confagricoltura, si soffermerà sulle emissioni di CO2 e obiettivi, mentre Riccardo De Gobbi, della Regione Veneto, tratterà di attività autorizzativa e rinnovabili nelle aziende agricole.
Con Gabriele Lanfredi poi si conosceranno i vantaggi di fare lobby tra le aziende per migliorare la qualità dell’impresa e diminuire i costi. Chiuderà Barbara Degani, sottosegretario all’Ambiente, con una panoramica sulle politiche nazionali su rinnovabili e ambiente.
In Veneto la provincia con il maggior numero di impianti di biogas è Venezia, che ne ha ben 38. Seguono le altre: Verona con 31, Padova con 29, Rovigo con 17, Treviso con 12 e Vicenza che ne conta solo 1. Gli impianti di biogas di origine agricola sono autorizzati prevalentemente dal settore Agroambientale della Regione Veneto e producono energia fino ad un megawatt.
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Per info e adesioni: clarissa.gulotta@confagricolturaveneto.it

Fonte: Ufficio Stampa – Confagricoltura Veneto

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